Articolo di Nello Colombo – La Provincia di Sondrio – 10 marzo 2019
Trionfo annunciato al Teatro Sociale per il quintetto vocale degli “Alti & Bassi”, eredi dei Cetra, impegnati nella loro ultraventennale evangelizzazione del canto a cappella. La loro maratona sondriese iniziata con due spumeggianti matinèe con oltre 1000 studenti, si è conclusa a sera con il “tutto esaurito” di un pubblico entusiasta ed estremamente partecipe alle scorribande canore del gruppo milanese. Una cavalcata a tutto tondo presentata, in un 8 marzo dedicato a tutte le donne, dal fascino e la grazia di una madrina dolcissima come Maria Giovanna Versienti, presidente del CID, elegantissima nella sua mise verde smeraldo guantata di pizzo nero. Poi ecco il magnifico colpo d’occhio di un centinaio di cantori in erba delle scuole Medie “Sassi” e “Ligari” del capoluogo in nero e azzurro preparati a dovere dalle loro insegnanti, belli, sorridenti, composti nel primo arioso gospel, imbeccati dal quintetto ospite. “Barbara Ann” è esplosa in un turbinio gioioso di voci che hanno preso ritmo e vigore in un esplosivo “Oh happy day”, un giorno gioioso dedicato a tutte le donne. Ed è a loro, alla metà più bella del cielo e ancora più insostituibile dell’universo umano, che gli “Alti & Bassi” hanno rivolto le loro vibrazioni più pure, tra un’architettura sinfonica di accordi impossibili, glissati facondi, impennate onomatopeiche irraggiungibili in “Vorrei che fosse amore” dell’eterna Mina. Poi su un accattivante tappeto armonico di Alberto, Diego, Paolo ed Andrea, ci è andato di velluto con “Ma l’amore no” quel diavolo di un Filippo con la profondità abissale della sua voce straordinaria, sia pur enfatizzata dalla sapiente equalizzazione del fonico Marco “che è l’unico che cucca”. Poi ecco la simpatica trovata nello scovare in sala una coppia rodata da almeno un cinquantennio che porta in proscenio Graziella ed Alberto per una dedica personale retta dalla grande ironia di “Però mi vuole bene” dell’indimenticato Savona & Company che finisce tragicamente sulla torre Eiffel. Aneddoti dell’ultima ora, graffianti commenti, divertenti gag già sperimentate, hanno condito un concerto che fa il pelo e il contropelo all’”Aria sulla IV corda” bachiana da brivido, sconquassata dall’arrembante intrusione di una chitarra overdrive di un improbabile heavy metallaro con capigliatura alla “Cugini di campagna”. Poi ecco l’accenno all’ultimo album del gruppo che passa per “Quel colore in più”, quello delle donne senza cui la vita sarebbe eternamente in bianco e nero. Ancora Filippo, “contrabbasso umano” che regge l’intera impalcatura degli alti, legge un suadente sonetto che porta “Alla corte del re” per inerpicarsi poi nella sublime tessitura melodica di “Smile” prima di avventurarsi nel lontano West a bordo di un malandato treno che soffia tra il fumo dei suoi neri pennacchi “Chattanooga cho cho”. Simpatico siparietto per “Canto anche se sono stonato” del grande Lelio Luttazzi, per finire in gloria con un medley tutto disneyano tra “Biancaneve” e “Cenerentola”, “I tre porcellini” e “Mary Poppins”, tra rospi e simpatici orsi dei cartoon più celebri al mondo. “I sogni son desideri”, ma a volte si avverano. E gli “Alti & Bassi” ne hanno realizzati tanti in 25 anni di carriera. Ma questo concerto resterà memorabile per loro e per il pubblico presente in sala travolto dal tormentone del loro ultimo album “Ce l’avevo quasi fatta”, un simpatico motivetto entrato già nella testa e uscito sulle labbra di tutti, di mamme, papà e bambini che hanno chiuso così la magia di un concerto d’alto rango che, giustamente, per la sesta volta ha riportato in Valle gli “Alti & Bassi”.
Nello Colombo